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Onicofagia

Disturbo di tipo compulsivo che porta il soggetto a mangiare le proprie unghie, pellicine e cuticole circostanti

Onicofagia

Cos’è l’onicofagia 

L’onicofagia è un disturbo compulsivo che porta il soggetto che ne soffre a mangiare le proprie unghie e, nei casi più gravi, anche le pellicine e le cuticole circostanti, con conseguenze nocive sia a livello fisico che psicologico. 

L’onicofago adotta un comportamento compulsivo e ripetitivo nel mordere i tessuti attorno all’unghia: si tratta di un’attività inconscia in cui il soggetto molto spesso non si rende conto di portare le mani a livello della bocca e dei denti. Questa condizione è classificata infatti sotto i “disturbi del controllo degli impulsi”, ovvero condizioni psicologiche caratterizzate dall’incapacità di resistere alla tentazione di compiere un’azione e, nel momento in cui questa viene compiuta, di sperimentare piacere e sollievo. 

Quali sono i sintomi dell’onicofagia

Questa condizione colpisce senza discriminazione di età. L’onicofagia nei bambini, per esempio, si attesta intorno al 30% dei casi, percentuale che sale al 45% se si parla di adolescenti. Generalmente, la maggior parte delle persone smette di mangiarsi le unghie in maniera spontanea, attorno ai 30 anni. 

Tra i sintomi dell’onicofagia, possiamo individuare due azioni ben distinte:

- Ispezione: è la fase preliminare che precede l’azione vera e propria e consiste nell’ispezione visiva e tattile delle unghie e dei tessuti morbidi che le circondano, alla ricerca di difetti da eliminare. Ogni piccola irregolarità induce il soggetto a mordicchiare l’area fino a rendere la pelle regolare e non è raro, infatti, che i soggetti affetti da onicofagia passino spesso i polpastrelli sulle estremità delle dita.
- Mordere: questa fase consiste nel mordicchiare tutto ciò che si trova all’estremità delle dita: unghie, cuticole e pelle.

L’onicofagia non si limita a un’unghia in particolare, ma è rivolta a tutte le dita della mano. Inoltre, la maggior parte delle persone trova in questa abitudine l’unico modo per combattere lo stress.

Quali sono le cause dell’onicofagia

I fattori principali che portano all’insorgenza di questa condizione sono di origine ambientale o biologica. In genere, l’onicofagia si associa a situazioni di ansia, infatti, mordere le unghie consente di sfogare questa carica emotiva eccessiva. In altri casi, potrebbe anche essere un’espressione di aggressività: molti soggetti timidi e remissivi esprimono la loro rabbia verso sé stessi piuttosto che verso l’esterno e mordere le unghie rappresenta, in questo caso, un segno di disagio. A volte, invece, si compie questo gesto per imitare altri membri della famiglia, infatti l’onicofagia nei bambini, molto spesso non nasce da una motivazione psicologica ma da una semplice imitazione dei genitori. 

Tra le cause di onicofagia possiamo quindi citare:

- Ansia e stress
- Noia 
- Aggressività 
- Imitazione

Proprio perché la causa può spesso risalire all’infanzia e tale disturbo può essere il risultato di una pessima abitudine protratta nel tempo, non è sempre facile risalire alla ragione di questo vizio.

Onicofagia: i rimedi del farmacista

La cura per l’onicofagia può consistere in rimedi anche molto diversi tra loro. Alcune persone risolvono il disturbo spontaneamente, per la paura di sviluppare infezioni o per la volontà di avere un aspetto più curato. 

Il trattamento per l’onicofagia più comune, economico e disponibile è l’applicazione di uno smalto per le unghie specifico, dal sapore amaro, che scoraggia questa abitudine: ottimo, per esempio, Onails Onix di BioNike. Dato che questa condizione è prodotta e accentuata da stati di ansia, si può ricorrere anche all’utilizzo di prodotti che favoriscono il riposo e riducono lo stress, come l’integratore Ansiben, che riduce i tempi per prendere sonno e favorisce un riposo migliore, o le capsule di valeriana, che facilitano il rilassamento in caso di stress e garantiscono un riposo migliore durante la notte. Nelle situazioni più gravi, il trattamento per l’onicofagia dovrebbe poi comportare l’analisi e la riduzione dei fattori emotivi che inducono questa cattiva abitudine, avvalendosi del prezioso aiuto della psicoterapia.

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